Lo sguardo ostetrico sulla violenza
Al convegno si è detto che...
Domenica 21 Settembre 2025 primo giorno d’Autunno
La Bottega Ostetrica
Si è fatta piccola per approfondire solo ciò che vi interessa
e per saperne di più scrivete a paolaluss@gmail.com
SETTEMBRE
Domenica 21 MADRI e FIGLIE prima puntata
Martedì 23 LE BUONE ABITUDINI VESCICALI
Per tutte quelle donne, anche giovani, che non vogliono dipendere dalle toilette
OTTOBRE
Giovedì 2 MENOPAUSANDO
Sabato 4 Le RAGAZZE e gli ANNI di TUONO seconda puntata
per mamme con figlie in seconda/terza mediaSabato 11 MADRI E FIGLIE prima puntata
Lunedì 13 SEDUTE INFORMATIVE GRATUITE
Per chiunque senta il bisogno di capire meglio come funziona la riabilitazione del pavimento pelvico in relazione alle problematiche della sfera genitaleMartedì 21 I MISTERI delle VAMPATE in menopausa
SGUARDI SULLA VIOLENZA
Il convegno di sabato scorso è riuscito benissimo, grazie all’idea di Caterina Di Chio e la collaborazione di tutto il suo gruppo di Amae e di tantissime altre persone fantastiche: l’autrice e gli autori dei libri presentati, l’avvocata Arianna Enrichens, Katiuscia Greganti, le attrici Marzia Maccarini di Teatrosequenza, Annacarla Bosco e Irene Salza di Sbalzi, la portentosa cantante Joana Gjoni e il suo pianista Vincenzo Pugliese, la fotografa Angela Ala, la prof.ssa Rollero e la dottoranda Elisa Berlin, la studentessa Alice, Serena Paini e Marco Foglino del Gruppo Abele, Binaria che ci ha ospitati e tutti quelli che si sono dati un gran daffare dietro le quinte, sposi e madri compresi.
Sono stati condivisi pensieri, competenze ed esperienze essenziali perché lo sguardo sulla violenza di genere si ampli, si estenda e non si abbassi mai.
Per questo ho deciso di riportare qui la mia parte, quella del dialogo fra me,
Caterina Di Chio che ha parlato del suo ultimo prezioso libro Chiedimi se lo voglio e Arianna Enrichens che ha riportato alcuni passaggi significativi del libro che ha curato, La violenza maschile contro le donne.
Per non trattenervi a lungo, suddividerò la relazione in tre puntate, quante sono le parti che ho affrontato col mio sguardo ostetrico.
IL TEMA DEI CONFINI e la NASCITA
del MATRICENTRISMO
L'ostetricia politica e poetica che pratico fa nascere bambini, saperi e domande e oggi vi invita a spostare lo sguardo ostetrico, all'indietro a quando l'essere umano viene al mondo e a come e quando si accorge di esistere, di essere un corpo e di avere dei confini
La costruzione dei nostri confini identitari, chi sono io e dunque chi sei tu, dipende moltissimo dall'armonia sia dei legami, vissuti al principio della vita grazie alla relazione con chi ha cura di noi da subito (quasi sempre le madri) che delle separazioni, dei distacchi.
Essere in due comincia con le Madri
Erri De Luca
La gravidanza è il primissimo dei legami: il tutt'uno da cui inizia l'esistenza e subito dopo la nascita rappresenta la prima significativa separazione cui segue l'accudimento un'altro fondamentale legame (più conosciuto come primo legame) che porterà alla nascita psicologica: di nuovo dal tutt'uno, con chi ha cura di me, all'IO sono IO, diverso da TE.
Di cosa sono testimoni da tempo le Ostetriche?
Di legami difficili in gravidanza: le donne devono lavorare per avere più tempo dopo, perciò corrono fino a poco prima della nascita, non hanno tempo neanche per il corso preparto di cui l'aspetto più importante non è fare due esercizietti sul pavimento pelvico ma incontrare altre donne, altre simili, fare comunità e rimanere unite per quel dopo di grande solitudine.
La gravidanza e la nascita sono sempre più medicalizzate: nell'era dell'ansia è tutto un…non si sa mai, meglio intervenire, controllare, chissà cosa può succedere ed è così che ci sono donne gravide che sbucciano i chicchi di uva per paura della toxoplasmosi oppure che hanno il terrore di essere sgridate per aver mangiato un cioccolatino in più!
Questo alimentare le paure e le insicurezze costruisce un'altra versione della donna bisognosa di tutela, di protezione e perciò, di controllo: ci ricorda qualcosa sui meccanismi della violenza?!
La donna delega sempre di più il suo corpo, per molti aspetti quindi svalutato e depotenziato, a chi crede sappia meglio di lei, cosa succede dentro di lei mentre vive una condizione umana perlopiù fisiologica!
Nella nostra società algofobica, nell'era della sofferenza e del disagio come impiccio e perdita di tempo, l'analgesia del parto (l’epidurale), non quella scelta dalla donna davvero informata ma la prigione della non coscienza sulla quale ci ha messo in guardia Adrienne Rich, è diventata la risposta perfetta della medicina patriarcale ad un parto che, essendo controllato, monitorato, velocizzato, obbligato, manipolato e affidato al controllo della tecnologia, è diventato sempre più doloroso e violento.
Questo primissimo legame e la prima separazione non sono
la migliore delle premesse per il proseguimento
di questa importante storia d'amore
E poi, non solo non ci fidiamo delle madri e del loro sentire riempiendole di consigli assurdi (ci manca il test di competenza genitoriale e non ci siamo lontani) ma continuiamo a tenerle SOLE dentro un paradosso che va riconosciuto e nominato.
Da un lato la società, quella della famiglia tradizionale, continua a valorizzare la donna madre come espressione massima della sua femminilità (si sa che la donna è persona solo se è ruolo…madre, moglie, professionista, fertile o persino vittima)
MA la lascia sola e non la sostiene in nessun modo nel lungo, complesso e faticoso tempo dell'accudimento, che non sono solo i primi dieci giorni!
In questo modo la donna non riesce a conciliare vita, lavoro e maternità: il patriarcato vuole che le donne facciano figli, che stiano a casa e che li educhino per questo tipo di sistema.
E cosa può succedere allora?
Che diventi una specie di donna in cattività!
Abbandonata in solitudine, vulnerabile, preoccupata per la sopravvivenza della specie, stanca e angosciata, la donna scopre il potere di essere madre, l'unico che può farle sentire di valere per e su qualcuno e che la società, simbolicamente, le riconosce.
Ecco perché tante madri continuano a fare difficoltà a rinunciare alla mammitudine: si attaccano al ruolo e ai figli che fanno difficoltà a lasciare andare, un'altra premessa per una successiva separazione difficile e, non scordiamocelo:
Dai primi distacchi dipende il vissuto di tutti i successivi e, guarda caso, questo è un distacco da una figura femminile.
I padri, con tante difficoltà, sentono che non vogliono più fare come certi padri di una volta ma non sanno tanto come muoversi e così o ricascano nei modelli tradizionali da cui avrebbero voluto prendere le distanze, oppure le madri, un po' per difendere i figli da una certa maschilità (temuta, reale o immaginata) un po' per non mollare il loro potere, non gli fanno spazio, tanto “loro” non sono capaci, non riescono, si sa, sono maschi, faccio prima io…
Ed è così che questi figli rischiano di rimanere imprigionati, in questo matricentrismo che sostiene il patriarcato.
Quanto diventa difficile tracciare i confini del sé per se-pararsi e separarsi per
de-finire i propri confini?
Luce Irigaray, grande femminista e filosofa, l'ha detto che la prima differenza la insegna la madre: l'io diverso da te, una specie di differenza universale e dunque un'iniziazione al valore delle differenze
Allora cosa si può fare?
Riconoscere la solitudine delle madri o di chi accudisce e sostenerli, davvero!
Continuare a lottare, tutte e tutti per rivendicare l’autodeterminazione, anche riproduttiva, sui corpi femminili!
Incitare le donne ad agire e a non farsi agire!
SALUTI e BACI e BUON INIZIO AUTUNNO
Sono contenta che abbiate letto fino a qui!
Se vi va potete condividere e recuperare le puntate precedenti accedendo all’archivio.





